Il prezzo non cambia ma diminuiscono le quantità. È questo il trucchetto utilizzato sempre di più da alcune aziende a danno dei consumatori. Sicuramente ce ne saremo accorti un po’ tutti visto che accade con numerosi prodotti di uso quotidiano. Anche alcune compagnie telefoniche hanno adottato una soluzione simile, passando dalla fatturazione a 30 a quella a 28 giorni.

Purtroppo non si tratta di poche eccezioni. Il fenomeno è stato addirittura analizzato dall’Ons, l’istituto di statistica inglese, ma anche dall’Istat che lo sta tenendo d’occhio. Di fatto, apparentemente il prezzo d’acquisto resta lo stesso ma diminuendo le quantità aumenta: una nuova brutta abitudine che ha preso il nome di Shrinkflation.

“Il fenomeno sembra poter avere un impatto trascurabile sulla stima dell’inflazione generale ma rilevante per alcune classi di prodotti. E comunque l’Istat lo intercetta ed evita che influenzi la misura dell’inflazione” ha spiegato all’Adnkronos Federico Polidoro, responsabile delle statistiche sui prezzi al consumo dell’Istat.

Ecco quali sono alcuni dei prodotti colpiti dalla Shrinkflation:

  • Pacchetti con 9 fazzoletti invece di 10
  • lattine con 25 ml di bevanda invece di 33
  • tubetti di dentifricio con 75 ml di pasta invece di 100 ml
  • rotoli di carta igienica con meno strappi, scesi da 250 a 230
  • riso in confezioni da 850 gr invece che 1 kg.

Nel caso dei canoni telefonici, da aprile si tornerà alla fatturazione ogni 30 giorni invece di 28. Tuttavia, ciò non sempre si tradurrà in un risparmio per i consumatori. Alcune compagnie telefoniche infatti hanno annunciato un aumento dell’8,6% dell’abbonamento mobile e di rete fissa. Per questo motivo l’Unione Nazionale Consumatori ha denunciato i principali operatori della telefonia e Sky Italia all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.

Secondo le rilevazioni Istat, nel nostro paese, la pratica di rimpicciolire le confezioni, senza ridurre i prezzi, riguarda soprattutto generi alimentari e prodotti come: zucchero, confetture, miele, cioccolato e dolciumi.

Dal gennaio del 2012 ad agosto del 2017 i rilevatori comunali, oltre a registrare il prezzo di un determinato prodotto, hanno controllato anche la quantità venduta. Hanno così scoperto che su un totale di 604.487 quotazioni, 1.405 hanno registrato un cambio di quantità.

Inoltre, nell’83% dei 700 casi nei quali il peso è diminuito, c’è stato un aumento del costo relativo, e solo nel 17% dei casi la riduzione della quantità offerta è stata accompagnata dalla riduzione del prezzo.

Per l’Adoc,

“la riduzione delle dimensioni dei prodotti venduti mantenendo lo stesso prezzo è solo un modo subdolo per nascondere un aumento dei costi a danno dei consumatori visto che molto difficilmente si potrà notare il cambiamento”.

Inoltre, secondo Adoc,

“se non abbiamo chiaro nel nostro Paese le dimensioni della shrinkflation, sicuramente dobbiamo fare i conti con un altro tipo di aumenti camuffati. Quasi tutti gli operatori di telecomunicazione mobili, e non ultima Sky, hanno trovato il modo di far pagare di più i propri utenti modificando il ciclo di fatturazione. Dalla canonica tariffa su base mensile si è passati alla fatturazione ogni 4 settimane. Con il risultato che in un anno si pagano 13 mensilità piuttosto che 12. Con conseguente aumento, anche considerevole, dei costi a carico dell’utente”.

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