La Commissione europea si è recentemente concentrata sul contrasto al greenwashing, ovvero la pratica di affermare in modo fuorviante o esagerato l’impatto ambientale positivo di un prodotto o servizio, senza che ci sia un reale rispetto dell’ambiente.

Per far fronte a questa problematica, la Commissione ha pubblicato la proposta di direttiva Green Claims, che è attualmente in fase di negoziazione con Parlamento e Consiglio Ue, con l’obiettivo di essere finalizzata entro la metà del 2024. Secondo la proposta, tutte le imprese europee saranno obbligate a fornire indicazioni esplicite sull’impatto ambientale dei loro prodotti. Tuttavia, le autodichiarazioni disciplinate dalle norme esistenti o future saranno escluse dal vincolo, poiché già soggette a vincoli più stringenti.

La proposta di direttiva Green Claims presentata dalla Commissione europea mira a contrastare il fenomeno del greenwashing, che consiste nell’utilizzo di tecniche di marketing ingannevoli per presentare i prodotti come più ecologici di quanto non siano in realtà. A tal fine, la proposta prevede che le imprese europee debbano fornire indicazioni esplicite sull’impatto ambientale dei prodotti commercializzati, e che tali dichiarazioni siano verificate e approvate da un organismo terzo, che verrà designato in seguito. Inoltre, la proposta vieta l’uso di dichiarazioni comparative tra i prodotti della stessa azienda o con quelli dei competitor. Queste nuove regole saranno applicate a tutti i prodotti venduti nell’Unione Europea, a partire dall’abbigliamento, cosmetici e fino agli articoli elettronici.

L’obiettivo della proposta di direttiva è quello di tutelare i consumatori e gli operatori economici impegnati ad accelerare la transizione verde. Per tale ragione, la proposta prevede che ogni Stato membro istituisca un’agenzia di esperti, in grado di intervenire rapidamente all’emergere di abusi. Tuttavia, alcune associazioni di consumatori hanno criticato questa scelta, temendo difformità nei controlli tra i vari Paesi.

La nuova normativa in fase di definizione è anche focalizzata sull’aspetto informativo. Tutte le aziende che scelgono di utilizzare lo standard quando commercializzano un’obbligazione verde saranno tenute a divulgare molte informazioni su come verranno utilizzati i proventi dell’obbligazione.

Inoltre, dal 2025, tutte le aziende saranno obbligate a rendere conto delle proprie performance ambientali, sociali e di governance. A partire dal 2025, l’obbligo di rendicontazione scatterà per tutte le imprese interessate dalla direttiva Nfrd (Non-Financial Reporting Directive), mentre dall’anno successivo si estenderà anche alle altre imprese e coinvolgerà dal 2027 (relativamente al bilancio 2026) anche le piccole e medie imprese quotate.

Nonostante alcuni critici abbiano sollevato dubbi sul fatto che la direttiva lasci troppo spazio alle legislazioni nazionali e che sarebbe stato meglio adottare uno strumento normativo più rigido come il regolamento, la Commissione europea è decisa a combattere il greenwashing e a promuovere una transizione verde efficace e sostenibile.

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