“La nostra idea è realizzare una filiera pulita del pomodoro dalla semina alla trasformazione; il frutto finale che raccoglieremo saranno bottiglie di passata di pomodoro di alta qualità, prodotta senza sfruttamento del lavoro. Vogliamo che l’oro rosso, da simbolo di sopraffazione e caporalato in Puglia e Basilicata, diventi simbolo di emancipazione, riscatto e speranza di un futuro diverso”.
E’ così che i ragazzi di Sfruttazero definiscono la loro idea progettuale. A Nardò, nel cuore delle fertile terra d’Arneo, nel Salento Jonico, divenuta tristemente famosa per le morti di lavoratori immigrato sui campi, ammazzati dal sole, dalla schiavitù dei caporali, è nata un’esperienza straordinaria che oggi coinvolge decine e decine di lavoratori italiani e stranieri, pagati il giusto, orgogliosi di produrre un pomodoro sano e una passata non mischiata col sangue dello sfruttamento.
SFRUTTAZZERO è la punta di diamante di un movimento, quello della giovane agricoltura salentina, serio, cosciente e motivato a combattere le nuove schiavitù in agricoltura e promuove un prodotto non solo etico, ma anche sano, genuino, biologico. Un prodotto che coniuga riscatto sociale e salubrità. E che in alcuni casi, come l’esperienza agricola di Castiglione d’Otranto, dà nuova vita a territori che invecchiano o si spopolano
Tra un paio di mesi potremo, anche quest’anno, gustare una delle 15000 bottiglie di salsa che i caparbi ragazzi di Nardò sono riusciti a produrre reagendo attivamente alla pressa della grande distribuzione e alle logiche di sfruttamento. Hanno voluto mettere in etichetta le loro facce. Cosa c’è di più bello delle facce di persone che credono che le azioni positive cambino il mondo?