“Se non vogliamo vedere serrande abbassate per sempre, dobbiamo tornare a fare shopping in città, popolando negozi e botteghe, ma anche aumentando l’allerta e non abbassando la guardia”. A raccontarlo a Borderline24 è Pino Salamon, dell’Adoc Puglia, fortemente preoccupato per le conseguenze che l’emergenza sanitaria ha avuto sul commercio nel Barese.
Dalla paura del contagio, all’aumento delle restrizioni, sono tante le motivazioni che, in alcuni casi, portano i cittadini a scegliere sempre più spesso di affidarsi a compere online, svuotando i negozi di città. A Bari, secondo quanto emerso dai dati di Info Camere, sono oltre tremila le imprese chiuse nei primi due trimestri del 2021. In particolare, nel capoluogo pugliese, sono state 3.407 le imprese che hanno chiuso la saracinesca per sempre: 2.524 nel primo trimestre, 883 nel secondo. I dati non erano positivi neanche nel 2019, dunque ben prima della pandemia, dove a chiudere, sempre nei primi due trimestri dell’anno, erano state ben oltre 4mila imprese.
“La gente deve tornare a popolare botteghe e negozi di quartiere – ha raccontato Salamon – ma è necessario che tutti facciano uno sforzo in più, soprattutto i commercianti. Ci sono una serie di condizioni attualmente, visto il periodo che stiamo vivendo, ma è importante tornare sulle vie dello shopping. L’invito, da parte dell’Adoc è rivolto anche agli esercizi commerciali affinché possano perdere qualche minuto in più per effettuare ulteriori controlli, come quello per la temperatura, pratica non più molto diffusa nei piccoli negozi. Dobbiamo essere pazienti, la situazione lo richiede, ma i cittadini devono essere trattati tutti allo stesso modo e dobbiamo mantenere alta l’allerta per non tornare ai periodi peggiori” – ha sottolineato spostando poi l’attenzione su una dinamica sempre più diffusa, quella delle compere online.“ La gente ormai per convenienza fa acquisti sui siti – ha proseguito – magari per convenienza o perché di questi tempi tornare nei negozi può far più paura, ma è un grave errore. Probabilmente ce ne accorgeremo troppo tardi, quando al ritorno effettivo in strada ci saranno le vie dei negozi con le serrande chiuse. Non posso immaginare via Sparano in questo modo. Se continuiamo a nutrire questo sistema finirà che gli esercizi commerciali, dunque lavoratori e famiglie, pagheranno il prezzo più grande. Dove andremo a passeggiare quando ritroveremo la normalità dopo la pandemia?” – ha spiegato ancora ricordando le diverse attività chiuse negli ultimi due anni.
Tra questi Zara Home, Candida (che aveva aperto da poco più di un anno in zona centrale) e il Disney Store, punto di riferimento per grandi e piccini. A questi nomi di marchi conosciuti si aggiungono tante botteghe di piccoli artigiani, ma anche esercizi commerciali come piccoli negozi al dettaglio, pizzerie, bar (esempio eclatante il conosciutissimo bar degli Amici in via Einaudi). Tutti non hanno retto l’ondata della crisi dettata dall’emergenza sanitaria.
“In questi due anni di pandemia abbiamo perso tanto, soprattutto il contatto umano – ha detto ancora Salamon – se non solidarizziamo tra di noi non trovo altre soluzioni. Sicuramente non ci possono aiutare le multinazionali che gestiscono i siti online. E’ vero, dobbiamo fare uno sforzo in più, mostrare il green pass, farci controllare la temperatura, indossare la mascherina, ma è necessario. Possiamo e dobbiamo tornare a fare shopping in strada, l’importante è avere sempre alta l’allerta e non abbassare la guardia” – ha concluso.
Articolo pubblicato su www.borderline.24 .